Guida completa all’Open Graph
SEO e Social
  3 min leggi
Guida completa all’Open Graph
SEO Tester Online
4 Febbraio 2022

Guida completa all’Open Graph

I Social Network fanno parte della nostra vita e la quasi totalità delle condivisioni di contenuti avviene proprio tramite queste piattaforme.

Ecco perché nella tua strategia di Content Marketing dovresti pianificare dettagliatamente come presentare il tuo brand sui diversi canali social.

Qui entra in gioco l’Open Graph, un protocollo implementato da Facebook nel 2010, che permette di stabilire in che modo vogliamo rappresentare l’anteprima di una pagina web all’interno del Social Network.

Impostare l’Open Graph, come puoi immaginare, è un’attività estremamente rilevante per la presenza del tuo brand. Scopriamo insieme tutti i suoi segreti! 

Cos’è l’Open Graph?

L’Open Graph è un protocollo e lo scopo per cui è stato ideato è quello di poter convertire facilmente una determinata pagina web in un “oggetto” da rappresentare all’interno di un social graph.

Cos’è un social graph?

Con l’espressione social graph intendiamo un grafo dato dall’insieme delle relazioni tra gli elementi all’interno di un social network.

Ad esempio, sarebbe possibile rappresentare attraverso un social graph tutte le relazioni che collegano te con i profili dei tuoi amici su Facebook!

Allo stesso modo, grazie all’Open Graph puoi aiutare Facebook a comprendere come mostrare un determinato elemento (in questo caso la pagina web del tuo sito) all’interno della piattaforma.

Come si imposta un Open Graph?

L’Open Graph deve essere implementato nell’header della pagina web che desideriamo condividere.

Il codice che andremo a creare sarà qualcosa di simile a questo:

<head>

<title>Il mio Sito Web ottimizzato</title>

<meta property=”og:title” content=”Il mio Sito Web ottimizzato” />

<meta property=”og:type” content=”video.movie” />

<meta property=”og:url” content=”http://www.ilmiositoweb.com” />

<meta property=”og:image” content=”http://www.ilmiositoweb.com/immagini/copertina.jpg” />

</head>

Come avrai notato, un Open Graph è composto da diversi elementi. Vediamoli nel dettaglio!

  • og:title 

Il parametro og:title serve per specificare il titolo dell’oggetto che vuoi mostrare all’interno dei social media.

  • og:type 

Con og:type puoi indicare il tipo di oggetto che stai creando.

Ne esistono diversi e in base a quello che specifichi potrebbero essere richieste altre informazioni.

  • og:url

Il parametro og:url ti permette di indicare l’URL che vuoi mostrare all’interno dell’oggetto che stai creando. Ricorda che l’URL deve essere univoco e che verrà associato con l’oggetto in qualità di suo ID permanente.

  • og:image 

L’ultimo dei parametri da inserire obbligatoriamente è og:image.

In questo campo dovrai indicare l’URL dell’immagine che vuoi utilizzare nel tuo oggetto.

Strumenti a supporto: Facebook Object Debugger

Fortunatamente, esistono diversi tool in grado di semplificarci la vita quando si tratta di implementare e verificare il corretto funzionamento degli Open Graph.

Facebook Object Debugger

Non poteva mancare il tool ufficiale sviluppato da Facebook a supporto dell’implementazione degli Open Graph.

All’interno del Debugger potrai inserire l’URL della pagina per controllare velocemente:

  • Codice di risposta;
  • URL recuperato e URL canonico;
  • Percorso di reindirizzamento;
  • Anteprima del link (visualizzerai l’immagine, il titolo e la descrizione della pagina);
  • IP del server.

Ottimizza l’Open Graph con SEO Tester Online

Se di solito scrivi o analizzi i tuoi contenuti con SEO Tester Online, sappi che puoi utilizzare pure alcune sue funzioni per l’ottimizzazione ottimizzare degli Open Graph.

Scopriamole da più vicino!

SEO Checker – Analizza l’Open Graph di una pagina web

Se desideri analizzare l’Open Graph di una specifica pagina, accedi al nostro SEO Checker e inserisci l’URL di cui ti interessa ottenere il report.

schermata seo checker

Dopo qualche istante otterrai tutte le analisi relative alla pagina.

analisi seo checker

Quindi, clicca sulla scheda “Social” per visualizzare un’anteprima dell’Open Graph con la relativa valutazione ed eventuali suggerimenti per ottimizzarlo ulteriormente o per risolvere le criticità.

sezione social del seo checker

SEO Spider – Analizza l’Open Graph di tutte le pagine web 

Vuoi avere una visione globale degli Open Graph di tutte le pagine del tuo sito?

Il nostro SEO Spider fa proprio al caso tuo e ti permetterà di svolgere questo lavoro in pochi minuti!

Per farlo, accedi allo strumento e crea un nuovo progetto. Dopo pochi istanti il tool ti mostrerà i risultati dell’audit SEO relativo al tuo sito web.

risultato del seo spider

Clicca sul bottone “Social” presente nel menù in alto. Dopodiché, seleziona la scheda “Open Graph” sotto la voce “Anteprima” del menù laterale.

sezione opengraph del seo spider

SEO Editor – Crea facilmente un Open Graph da zero 

Se, invece, stai creando un contenuto da zero e vuoi approfittarne per creare anche l’Open Graph perfetto, utilizza il nostro SEO Editor e il suo modulo di creazione live.

Anzitutto, accedi al tool dal menù laterale sinistro e clicca su “Nuovo articolo”.

schermata seo editor

Dopo aver impostato alcuni parametri relativi all’articolo, inserito un titolo e scritto il copy, potrai accedere alla sezione “Opengraph” cliccando sul bottone “Snippet” in alto a destra e poi su “Open Graph”.

editor testo del seo editor

A questo punto, ti basterà inserire tutte le informazioni, controllare il risultato tramite la preview e copiare in un attimo il tuo codice!

sezione open graph del seo editor

Siamo giunti alla fine di questo articolo. Facci sapere nei commenti come procede il tuo lavoro di ottimizzazione degli Open Graph!

Cos’è la SERP di Google?

Se stai muovendo i tuoi primi passi nel mondo della SEO e non sai da dove iniziare, allora sei nel posto giusto al momento giusto! 

Per avere delle solide basi, occorre partire dai concetti fondamentali, come la SERP.

La “Search Engine Results Page”, infatti, fa parte delle fondamenta della SEO e, pertanto, merita uno studio più approfondito.

Partiamo!

Che cos’è la SERP?

In breve, si tratta di quella pagina che contiene i risultati che Google e gli altri motori di ricerca forniscono a chi cerca informazioni su una determinata parola chiave. 

Le SERP nel tempo si sono evolute e oggi sono diventate pagine molto più complesse rispetto a qualche anno fa. Se focalizziamo l’attenzione solo su Google, notiamo facilmente quanto le sue SERP abbiano subito un notevole cambiamento.

Partiamo dalla pagina iniziale di Google.

Cos’è la SERP?

In breve, la SERP è quella pagina che elenca i risultati di ricerca per una determinata query.

Devi sapere che ogni SERP è unica, anche se utilizzi query sullo stesso motore di ricerca e con le stesse parole chiave.

Questo perché tutti i motori di ricerca personalizzano l’esperienza per gli utenti, organizzando i risultati in base di una vasta gamma di fattori che vanno oltre i termini stessi di ricerca, come la posizione fisica dell’utente, la cronologia di navigazione e le impostazioni. 

Dunque, due SERP possono apparire identiche e contenere molti punti in comune, ma spesso presentano sottili differenze.

Dopo questa veloce introduzione, scopriamo come funzionano i filtri!

Filtri e strumenti di ricerca

Dopo aver effettuato una ricerca, Google e gli altri motori forniscono dei risultati.

Tra la barra che contiene la nostra parola chiave, per esempio “sergio leone”, e la SERP, possiamo notare una serie di strumenti.  

Nel nostro caso, per esempio, oltre alle principali notizie relative a Sergio Leone, potremmo decidere di visualizzare i risultati delle Immagini, dei Video, oppure dei Libri.

Esempio di SERP digitando Sergio Leone

Non si tratta di un ordine casuale, dato che la ricerca riguarda un regista. 

Grazie alla Universal Search, inoltre, Google può mostrarci vari elementi, come i tradizionali Snippet, dei box riportanti le notizie, le immagini, i video, oppure il Knowledge Graph, cioè una raccolta di informazioni solitamente situata alla destra dello schermo, che possono includere dei loghi, nomi di siti o link a profili social e, potenzialmente, qualsiasi elemento di schema.org.

Nel caso in cui il nostro search intent (intento di ricerca) fosse di tipo locale, come per esempio “ristorante” seguito dal nome della Città in cui ci troviamo, il motore di ricerca ci mostrerebbe anche delle mappe, orari e contatti delle strutture dove poter pranzare o cenare.

Dunque, la SERP cambia la sua impostazione in base del nostro intento di ricerca. Scopriamo più nel dettaglio 

Come cambia la SERP?

La Search Engine Result Page mostra una serie di elementi in base al tipo di ricerca: navigazionale, informazionale o transazionale.

In alcuni casi, se la ricerca riguarda una risorsa acquistabile, potrebbero apparire dei risultati a pagamento

Un esempio? Se cerchiamo su Google “orologio gucci”, appariranno con tutta probabilità dei risultati a pagamento che ci porteranno ad acquistare il prodotto in questione.

Esempio SERP digitando Orologio Gucci

Possiamo trovare gli annunci pubblicitari sul lato destro della SERP, nella parte iniziale o in quella finale. 

La SERP non è più un semplice elenco di URL, ma una pagina che, a seconda della query, fornisce diverse tipologie di risultato e cerca di perfezionarsi col passare del tempo, imparando a rispondere all’intento di ricerca.  

Per rendere ancora più efficiente il suo servizio, Google dà la possibilità agli utenti registrati di fruire della funzionalità “Le tue ricerche correlate”. Una feature che sfrutta la cronologia dell’utente per restituirgli risultati sempre più precisi.

Proprio per soddisfare direttamente l’intento dell’utente, la SERP può fornire risposte dirette. Infatti, se la query digitata sulla barra di ricerca è una domanda, ad esempio, “quando è stata fondata Roma” la SERP restituirà un box con una risposta diretta.

Gli elementi che compongono i risultati della SERP

Partiamo dal risultato classico, lo snippet, a cui bisogna prestare molta attenzione se si vuole ottenere un buon posizionamento. Questa sezione mostra tre parti distinte: 

Titolo della pagina: cliccandolo si viene indirizzati verso la pagina del sito web;

URL: corrisponde all’indirizzo del sito ed è colorato in verde. In alternativa, la SERP può mostrare il percorso di navigazione che dal sito porta alla pagina, ovvero il breadcrumb. Questo serve a dare la possibilità all’utente di accedere, ad esempio, alla categoria di quella pagina.

Meta descrizione: si tratta di una descrizione della pagina che può essere gestita manualmente, specificando il testo nel codice della sezione tramite un apposito tag. Nel caso non sia stata impostata alcuna meta description, è Google a crearla in automatico prendendo un estratto della pagina che considera coerente rispetto alla ricerca dell’utente.

Questo elemento può arricchirsi di altre parti che possono contribuire a differenziare il tuo risultato da quello dei competitors. Stiamo parlando di sitelink, minilink e rich snippet.

Vediamoli più nel dettaglio!

Sitelink

I sitelink sono dei link che riportano a delle pagine interne del sito. Si tratta di un’indicazione importante lato SEO, dato che Google li inserisce esclusivamente nella pagina in prima posizione e solo se li ritiene realmente utili per la ricerca dell’utente.

Minilink

Simili per funzione ai sitelink, i minilink sono una serie di collegamenti mostrati sotto lo snippet, che consentono all’utente di accedere direttamente ad una pagina diversa da quella mostrata nel classico risultato. 

A differenza dei sitelink, possono comparire anche per le posizioni successive alla prima. 

Rich snippet

Infine, i rich snippet sono risultati di ricerca che contengono informazioni aggiuntive visibili dalla SERP.

Esempio di rich snippet

Per far apparire un rich snippet nella SERP, i motori di ricerca si avvalgono dei dati strutturati: tag semantici che aiutano l’algoritmo ad interpretare determinate informazioni. 

Ad esempio, grazie ai dati strutturati, possiamo permettere a Google di mostrare le valutazioni che gli utenti danno ai nostri servizi, ma anche di notificare degli eventi o indicare il costo di un prodotto o servizio.

Verifica la posizione in SERP del tuo sito

Adesso che hai compreso a fondo cos’è la SERP di Google, da cosa è composta e quali elementi possono aiutare il posizionamento di un sito web, ti starai chiedendo come verificare la posizione delle tue pagine nella SERP.

Usa Google!

Sicuramente, un primo modo per verificare la posizione del tuo sito web consiste nell’utilizzare il motore di ricerca stesso. Basta accedere tramite navigazione in incognito, per non influenzare i risultati, ed eseguire alcuni test direttamente dalla barra di ricerca.

Google Search Console

Uno strumento fondamentale per chi si occupa di SEO è Google Search Console. Tra le diverse funzioni utilissime che offre, vi è anche quella di controllare la posizione media delle nostre pagine.

Per verificare in che posizione ci troviamo per determinate keyword, basterà collegarsi alla piattaforma e poi cliccare su “Prestazioni” nel menù a sinistra.

Da questa schermata, potremo visualizzare le posizioni in base a:

  • Query di ricerca
  • Pagina
  • Paesi
  • Dispositivi
  • Aspetto nella ricerca
  • Date

Siamo giunti alla fine della guida. facci sapere nei commenti se il tuo sito compare nella prima pagina della SERP!

I migliori social plugin per WordPress

Sul nostro blog abbiamo già scritto sull’importanza dei social network, ma come implementarli nel nostro sito web? La soluzione sta nei social plugin e in questo articolo scopriremo:

  • Cosa sono;
  • Come sceglierli;
  • Quali sono i migliori social plugin per WordPress.

Cominciamo!

Cosa sono i social plugin?

Con social plugin intendiamo tutti quei plugin che integrano i social network nel tuo sito web. Questi ti permettono di:

  • Aggiungere pulsanti di condivisione;
  • Mostrare quante volte i lettori hanno condiviso un articolo;
  • Incorporare bottoni “Mi piace” o “Follow” relative alle pagine social.

Quali sono i migliori plugin per WordPress?

Per determinare le migliori estensioni social, dobbiamo partire da alcune utili considerazioni!

Fattori considerare quando si sceglie un plugin

Il mercato è pieno di plugin, sia gratuiti che a pagamento. Ma come scegliere quello più adatto alle tue esigenze? Le prime due cose da prendere in considerazione sono:

  • Come influenzano le prestazioni del tuo sito web. Come saprai, una pagina lenta a caricarsi danneggia la tua SEO;
  • Il modo in cui migliorano l’esperienza utente. Vale a dire, il modo in cui si fondono con l’aspetto della tua pagina e quanto facilmente i tuoi utenti possono trovarli e usarli.

Tenendo a mente questi aspetti, ecco un elenco dei nostri social plugin per WordPress preferiti!

AddtoAny

AddToAny Logo

Con la sua interfaccia minimalista, AddtoAny è uno dei social plugin più popolari e personalizzabili.

Permette di aggiungere qualsiasi social network e altre piattaforme, in modo che i tuoi lettori possano condividere i contenuti, ma anche aggiungerli ai segnalibri.

Il plugin ha anche un’integrazione con Google Analytics e Bitly, la possibilità di personalizzare l’aspetto dei pulsanti di condivisione e un impatto molto ridotto sulle prestazioni del sito web.

Infine, funziona alla grande sui dispositivi mobili, con icone fluttuanti e la possibilità di far aprire l’app mobile del social media quando l’utente fa clic sulla sua icona!

Floating Social Media Icon

Floating Social Media Icon Logo

Questo plugin ci piace, perché offre una soluzione user-friendly. Le icone fluttuanti dei social media seguono il lettore mentre scorre la pagina verso il basso o verso l’alto e questo gli permette di condividere l’articolo in qualsiasi momento.

Inoltre, oltre a essere molto leggero, permette di personalizzare l’aspetto e integrare gli shortlinks.

Shareaholic

Shareaholic Logo

Shareaholic è uno dei social plugin più popolari per WordPress. Si tratta di un plugin molto leggero, ma completo perché supporta molti social media e mostra un contatore di condivisione.

Vanta la compatibilità totale con i dispositivi mobili, il supporto per i link shortener (compressione degli URL) e l’integrazione di Google Analytics per monitorare le prestazioni dei post.

Inoltre, si integra molto bene con altri social plugin!

MashShare

MashShare Logo

È molto simile a Shareaholic e altrettanto popolare.

Si tratta di un social plugin ad alte prestazioni, personalizzabile e completo con tantissimi social network. Presenta una sticky bar fluttuante e gode di un ottimo supporto per Google Analytics e molte altre opzioni.

Si tratta di uno dei più gettonati plugin che si possono ottenere gratuitamente!

Shared Counts

Shared Counts Logo

Shared Counts consente di visualizzare un contatore di condivisione. Puoi decidere di mostrarlo nella parte superiore o inferiore della pagina.

Supporta un numero limitato di social network, ma la maggior parte degli utenti non dovrebbe avere problemi, in quanto sono inclusi tutti quelli più popolari!

Ti aiuta ad aumentare la riprova sociale dei tuoi contenuti, incoraggiando i visitatori a condividere il contenuto.

Sassy Social Share

Sassy Social Share Logo

Amiamo questo plugin, perché è elegante e molto personalizzabile, supportando oltre 100 social media. È possibile decidere di aggiungere un’icona di condivisione fluttuante, scegliere tra molti stili, personalizzare l’ordine delle icone e integrare un contatore di condivisione.

Inoltre, supporta l’accorciamento dei link, AMP e WooCommerce. Infine, è anche molto leggero!

Social Login

Social Login Logo

Come suggerisce il nome, con WordPress Social Login puoi consentire agli utenti di accedere con i loro account social per commentare gli articoli. In questo modo, li incoraggi a interagire con i contenuti, risparmiando loro il fastidio di creare un account o lasciare il loro indirizzo email.

Qual è il vantaggio per il sito web? Un blog molto commentato può essere una spinta enorme per il tuo posizionamento!

Smash Balloon Social Photo Feed

Social Photo Feeds Logo

Le immagini sono fondamentali per un contenuto efficace, ma potrebbero rappresentare un problema di prestazioni e, quindi, un problema per la SEO. 

La soluzione è Smash Balloon. In questo modo, puoi integrare le tue foto di Instagram all’interno del post senza rallentare le prestazioni del sito web!

Click to Tweet

Click to Tweet Logo

Se hai intenzione di arricchire il tuo articolo con frasi memorabili, puoi utilizzare Click to Tweet

Questo plugin consentirà ai tuoi lettori di twittare estratti del testo con un clic, aiuterà la tua autorevolezza e anche la social reputation!

Quali di questi plugin hai utilizzato o pensi di utilizzare? Vorresti aggiungerne qualcuno alla lista? Faccelo sapere nei commenti!

Guida al file Robots.txt: cos’è e perché è così importante

In questo articolo scopriremo il ruolo del file robots.txt nell’ambito della SEO e perché questo può fare la differenza all’interno della SERP.

Iniziamo!

Che cos’è il file robots.txt?

Il file robots.txt serve per comunicare al crawler quali pagine di un sito web devono essere scansionate. Dunque, se vuoi nascondergli alcune sezioni, devi fare affidamento alle istruzioni noindex presenti all’interno della Guida di Search Console di Google.

Inoltre, esso permette la scansione dei siti web più rapida, fluida e per evitare al server un eccesso di richieste da parte del crawler. Ricorda che puoi escludere le pagine duplicate o non essenziali che possono danneggiare il tuo posizionamento.

Adesso che hai chiaro di cosa si tratta, passiamo dalla teoria alla pratica!

Come creare il file robots.txt?

Il file .txt deve essere creato all’interno della directory principale del tuo sito web e nominato “robots”. 

Ricorda che puoi avere un solo file robots.txt per sito!

Crea un gruppo

Ogni gruppo può avere una o più istruzioni (chiamate anche regole). L’unico accorgimento che devi avere è quello di ricordarti di utilizzare una sola istruzione per riga.

Istruzioni robots.txt

Le istruzioni possono essere di tre tipi:

  1. user-agent: il crawler a cui si applica la regola
  2. allow: tutti i file o le directory a cui il crawler può accedere
  3. disallow: tutti i file o le directory a cui il crawler non può accedere

Dove inserire robots.txt?

Il file robots.txt deve essere inserito all’interno della directory principale del tuo sito web e fare in modo che il suo URL sia http://www.mywebsite.com/robots.txt.

Non metterlo altrove, altrimenti non funzionerà!

Esempi di Robots.txt

Per esempio, al fine di impedire a Googlebot di eseguire la scansione dell’intero sito web, all’interno del file devi scrivere le seguenti stringhe:

#Prevent GoogleBot from scanning. (questo è un commento. Puoi scrivere quello che vuoi)

User-agent: googlebot
Disallow: /

Se invece vuoi escludere directory specifiche per tutti i crawler:

User-agent: *
Disallow: /directory1
Disallow: /directory2
(l’asterisco significa “tutti”)

Puoi anche escludere tutte le directory tranne una a un crawler specifico:

User-agent: specific-crawler
Allow: /directory1
User-agent: *
Allow: /

In questo modo, stai dicendo che ogni altro crawler può accedere all’intero sito web.

Infine, puoi anche impedire la scansione di un formato di file specifico, come per esempio le immagini jpg:

User-agent: *
Disallow: /*.jpg$

Il carattere “$” stabilisce una regola valida per tutte le stringhe che terminano con .jpg.

Per vedere altri esempi, visita la guida di Google Search Console.

Studia la SEO Tecnica

Siamo arrivati alla fine di questa guida. Come puoi notare, la SEO Tecnica non è una materia semplice, eppure è fondamentale per fare SEO nel modo corretto.

Puoi approfondirla ulteriormente grazie alla nostra raccolta di guide per principianti sulla SEO Tecnica.

Facci sapere nei commenti come procede lo studio!

Che cosa sono le linee guida EAT?

Se hai deciso di leggere questo articolo, allora è perché ti stai chiedendo cosa sono le linee guida EAT. A scanso di equivoci, possiamo anticiparti che non si tratta di cibo!

Nei capitoli a seguire facciamo un po’ di chiarezza. Partiamo!

Cosa sono le linee guida EAT?

L’acronimo EAT sta per “Expertise, Authority, and Trustworthiness” (competenza, autorevolezza e affidabilità) e si tratta di una serie di linee guida che includono al loro interno dei criteri utili a Google per misurare la qualità dei siti web.

Tuttavia, EAT non sono le uniche linee guida che vengono adottate da Google. Scopriamole tutte! 

Quali sono le linee guida di Google sulla qualità delle pagine?

All’interno delle Quality Raters’ Guidelines, ovvero linee guida che i valutatori umani (quality raters) di Google utilizzano per determinare la qualità dei risultati di ricerca, rientrano i seguenti tre concetti e punteggi chiave:

  1. EAT
  2. YMYL
  3. Beneficial purpose

Vediamoli più nel dettaglio!

Che cos’è il punteggio EAT?

Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness sono i fattori principali grazie ai quali è possibile determinare la qualità di una pagina web.

Ricordati sempre che le linee guida EAT delineano i principi a cui i creatori di contenuti devono attenersi se vogliono ottenere un buon ranking!

Ma vediamo nello specifico ciascun fattore!

Expertise – Competenza

Fa riferimento a chi crea i contenuti e valuta se questa persona è un esperto sull’argomento e se possiede delle credenziali per dimostrarlo.

Authoritativeness – Autorevolezza

Fa riferimento sia al creatore del contenuto che al contenuto stesso, ma anche al sito web su cui esso viene pubblicato. 

Così i lettori riconoscono l’autore come un’autorità del settore, la sua produzione viene considerata di qualità, anche perché pubblicata su un sito altrettanto autorevole.

Trustworthiness – Affidabilità

Fa riferimento al creatore del contenuto, al contenuto stesso e al sito web su cui esso appare. Significa che le persone si fidano dei contenuti dell’autore e credono che questi siano accurati e con delle solide basi.

Che cos’è e qual è il significato di YMYL?

L’acronimo YMYL sta per Your Money, Your Life (i tuoi soldi, la tua vita) e fa riferimento ai contenuti (e siti web) che si occupano di argomenti sensibili per gli utenti e quindi anche per Google.

Ecco alcuni esempi:

  1. Informazioni mediche;
  2. Consulenza finanziaria, legale e fiscale;
  3. Scienza.

Con l’aggiornamento dell’algoritmo EAT di Google avvenuto nel giugno del 2018 (soprannominato “Aggiornamento medico” perché ha interessato soprattutto i siti web con contenuti medici), i siti YMYM hanno subito rilevanti crolli nel loro ranking.

Cos’è successo? Google ha iniziato ad applicare criteri di qualità più rigorosi, proprio sulla base delle linee guida EAT.

Ti stai chiedendo cosa sia alla base di questo aggiornamento? Lo scopriamo qui sotto!

Qual è il Beneficial Purpose di Google?

Il concetto chiave alla base dell’aggiornamento è il Beneficial Purpose (a scopo di beneficio). Ciò significa che Google intende proteggere i propri utenti da informazioni di bassa qualità che potrebbero avere un impatto negativo sulla loro vita. 

Dunque, per farlo, giudica i contenuti non solo per la qualità con cui sono stati scritti, ma anche per la loro correttezza!

Come migliorare il punteggio EAT?

Se desideri migliorare il punteggio EAT del tuo sito web, dovresti rispettare le sue linee guida. Di seguito elenchiamo tutti i punti più importanti che dovresti prendere in considerazione!

Come aumentare l’Expertise?

La prima cosa su cui dovresti lavorare è la tua reputazione come autore. Ecco alcune cose che puoi fare:

Scopri cosa vogliono le persone

Per essere riconosciuto come un esperto, è necessario conoscere la tua materia, certo. Ma devi anche sapere cosa vogliono le persone. Fai la tua ricerca delle parole chiave

Poi, scopri come rendere i tuoi contenuti coinvolgenti.

Aggiorna i contenuti

Un’altra attività che puoi fare è aggiornare i tuoi contenuti. Quelli meno recenti, infatti, possono compromettere la tua immagine di esperto!

Revisionali con nuove informazioni o prendi in considerazione l’ipotesi di eliminarli, ma ricordati di lavorare sui reindirizzamenti!

Focus sulla qualità

Per migliorare il tuo punteggio EAT dal punto di vista della competenza, continua a produrre contenuti di qualità. 

È quello che hai sempre fatto, giusto? Altrimenti il tuo problema non è il punteggio EAT, ma la SEO!

Lavora sulla tua immagine di autore

Se vuoi che i lettori ti riconoscano come esperto del settore, dovresti comportarti come tale.

Lavora sulla tua pagina about, riempila con informazioni come i premi che hai vinto, l’esperienza che hai accumulato, i tuoi titoli e la rassegna stampa su di te!

Come aumentare l’Authoritativeness?

Costruire la tua authoritativeness non è una cosa che puoi fare da solo. 

Hai bisogno che le persone ti riconoscano e per aumentare la tua autorevolezza puoi lavorare sulla SEO off-site.

Ottieni buoni collegamenti in entrata

Fai parlare le persone di te e del tuo lavoro, ottenendo link in entrata da altri siti. Naturalmente, questi devono avere una domain authority adeguata!

Se desideri controllarla, puoi utilizzare il nostro SEO Checker.

Ottieni menzioni

Un modo più efficace per aumentare l’authoritativeness è quello di ottenere delle menzioni. In questo modo, infatti, Google può riconoscerti più facilmente come esperto nel tuo settore.

Condivisioni sui social media

Costruisci la tua immagine producendo contenuti condivisibili sui social media. In questo modo, otterrai tanti link in entrata e molte menzioni.

Guest post

Il Guest post è un articolo pubblicato come ospite sul blog di un altro sito web.

Cerca di lavorare su importanti blog come guest author. Questo aiuta a costruire la tua immagine di leader del settore grazie ad argomenti interessanti da veicolare.

Come aumentare la Trustworthiness?

Ricorda di prestare attenzione a ciò che le persone hanno da dire su di te se vuoi che veramente si fidino delle tue idee.

Affronta le recensioni negative

Le recensioni potrebbero essere il tuo migliore alleato nel costruire la tua affidabilità. Ma anche il tuo peggior nemico. 

Affronta le recensioni negative non appena arrivano. Sia sul tuo sito web che su piattaforme di recensioni.

Altri suggerimenti

Infine, ecco altri aspetti che puoi attenzionare per migliorare la tua affidabilità:

  1. Fai in modo di essere facile da contattare;
  2. Aggiungi una sede fisica della tua attività;
  3. Aggiorna le pagine relative alla Privacy e ai Termini e Condizioni;  
  4. Acquista un certificato HTTPS.

Siamo arrivati alla fine di questa guida. Facci sapere nei commenti come procede il tuo lavoro di miglioramento del punteggio EAT!

Come ottimizzare le immagini per il Web: una guida SEO

Nonostante abbiano un grande potenziale in termini di posizionamento all’interno della SERP, le ricerche per immagini vengono spesso sottovalutate. 

In questa guida scoprirai alcuni metodi, elencati anche tra le best practice di Google, per sfruttare al meglio questi contenuti ed attirare nuovi potenziali clienti. Partiamo!

Ottimizza le immagini del tuo sito

I crawler dei motori di ricerca sono in grado di riconoscere l’argomento di un contenuto in base al testo. Quindi, per rendere le tue immagini SEO-friendly e posizionarle tra le prime su Google devi necessariamente lavorare sul loro testo alternativo (chiamato anche alt-text) e sul nome di ciascun file.

Che cos’è l’alt-text?

Si tratta di un testo che appare e descrive un’immagine quando questa non riesce a caricarsi sulla pagina web.

Come inserire il testo alternativo?

Come sempre, la buona pratica è quella di partire dalla ricerca delle keyword. Una volta terminata, devi utilizzare le parole chiave individuate all’interno della descrizione dell’immagine. 

Ricorda che il testo deve essere sempre coerente con l’immagine!

Per inserire l’alt-text ci sono almeno tre modi:

 

inserisci immagine tramite seo editor

Come ottimizzare il nome del file e l’URL dell’immagine?

Per ottimizzare ulteriormente i tuoi contenuti visuali potresti aggiungere dei titoli e delle descrizioni. Usa questi campi per dare ulteriori informazioni ai bot dei motori di ricerca!

Un altro modo per aiutare i crawler nell’indicizzazione dei contenuti è quello di utilizzare dei nomi per i file e URL descrittivi.

Un ottimo esempio di URL SEO Oriented è ad esempio:

www.iltuosito.com/immagini/gatto-nero-che-dorme.jpg

Qualità delle immagini

Anche la qualità delle immagini influisce sul ranking di un sito web. Ricorda che se non puoi produrre foto originali, esistono alcune piattaforme da cui è possibile scaricare gratuitamente immagini ad alta risoluzione. Noi ti consigliamo:

Come ottimizzare la qualità e le dimensioni dell’immagine?

Se la qualità di un’immagine è fondamentale per raggiungere una buona posizione su Google, Bing e Yahoo, il loro peso lo è altrettanto. Esso infatti, se eccessivo (sopra i 50 Kb) può gravare negativamente sulle prestazioni delle tue pagine web. 

Il problema è che spesso le immagini di alta qualità pesano più dei 50 Kilobyte di cui prima.

Come avere quindi immagini di alta qualità e leggere? Esiste un metodo per prendere due piccioni con una fava.

Puoi usare un software di elaborazione immagini, oppure affidarti a uno dei tanti strumenti gratuiti di compressione delle immagini disponibili online, come:

Inoltre, c’è anche un altro modo per usare immagini di alta qualità e veloci a caricarsi allo stesso tempo. Puoi incorporarle direttamente da Instagram! Ecco come fare:

  • Scegli l’immagine che vuoi usare su Instagram;
  • Tocca l’icona con tre punti;
  • Seleziona “incorpora” nel menu a comparsa;
  • Copia lo snippet e incollalo sulla tua pagina web.

Cosa sono le immagini reattive e come utilizzarle?

Ricorda che gli utenti possono visualizzare la tua pagina web su migliaia di dispositivi diversi e, quindi, su schermi di diverse dimensioni. 

Un buon modo per velocizzare i tempi di caricamento è quello di utilizzare varie versioni di un’immagine, in modo da caricarne una più piccola, e quindi più veloce da caricare, sui device mobile più piccoli.

Per scoprire come si fa e quali dimensioni scegliere, ti consigliamo di consultare attentamente le nozioni fondamentali di Google Immagini.

La Sitemap dell’immagine

Google non può “vedere” le immagini. Per questo motivo è opportuno fornire ai suoi spider le giuste informazioni su quali immagini sono presenti in una pagina web e cosa raffigurano.

Un modo per farlo è creare la Sitemap delle immagini. Si tratta di un documento che indica quante e quali immagini sono presenti in una singola pagina web. Per impostarlo al meglio, puoi seguire la guida di Google!

Siamo giunti alla fine di questa guida. Ricorda sempre di mettere le tue immagini vicino al testo pertinente e, soprattutto, tieni sempre a mente la qualità!

Guida ai Codici di Stato HTTP

In questa guida scoprirai i più comuni Codici di Stato HTTP e cosa rivelano su ciò che accade dietro le quinte di un server.

Partiamo dalla loro definizione!

Cosa sono i Codici di Stato HTTP?

Si tratta di messaggi standard che intercorrono tra il client e il server quando questi comunicano tramite il protocollo HTTP (che sta per hypertext transfer protocol).

Ad esempio, quando un client (tu) fa clic su un link o digita un URL nella barra degli indirizzi, non fa altro che inviare una richiesta a un determinato server, chiedendo di trasmettere al proprio browser il contenuto della pagina web che desidera visualizzare.

La “lingua” di questa richiesta è proprio l’HTTP e la risposta che si ottiene dal server è un codice a tre cifre chiamato Codice di Stato HTTP e il contenuto presente in quella sezione.

Come vengono classificati i codici di stato?

I codici di stato HTTP sono suddivisi in 5 “classi”:

  • 100: risposte informative;
  • 200: risposte riuscite;
  • 300: reindirizzare le informazioni;
  • 400: risposte di errore del client;
  • 500: risposte di errore del server.

All’interno di ciascuna di queste classi, esistono diversi codici che possono essere restituiti dal server. Ogni singolo codice ha un significato specifico e unico, che tratteremo nell’elenco più completo che segue!

Prima, però, vediamo se e quanto questi codici influiscono sulla SEO. 

Perché i Codici di Stato HTTP sono importanti per la SEO?

Durante il crawling di un sito web i bot dei motori di ricerca riescono a vedere anche i codici di stato HTTP e da qui percepiscono lo stato di salute di tutte le pagine web.

I codici di livello 100 e 200 non hanno un impatto rilevante sulla SEO e non influiscono sul ranking. Per la maggior parte, sono i codici di livello superiore che contano!

Le risposte di livello 400 e 500, infatti, possono impedire ai bot di effettuare il crawling e quindi di indicizzare le pagine

Un numero eccessivo di questi errori può indicare che il sito non è di buona qualità e determinare delle penalità nel posizionamento.

I codici di livello 300 hanno un rapporto particolare e complicato con la SEO. 

L’aspetto principale da sapere per capire che impatto hanno consiste nel capire la differenza tra redirect permanenti e temporanei.

Quelli permanenti condividono la qualità dei link dai backlink, quelli temporanei no. 

In altre parole, quando si utilizzano redirect temporanei per le pagine spostate, si perde il vantaggio SEO ottenuto grazie alle attività di link building.

Quali codici sono essenziali per la SEO?

Nella SEO alcuni codici sono più importanti di altri, perché possono influenzare il ranking di un sito.

Possiamo ordinarli in tre gruppi:

  • Found

Include solo il codice 200. Indica che la pagina è stata trovata all’URL indicato, come previsto.

  • Redirect

Include i codici 301,302 e 303. Essi indicano che la risorsa è altrove, temporaneamente o permanentemente. La loro corretta attuazione è fondamentale per non incorrere in penalizzazioni.

  • Not found

Un codice di stato HTTP 404 provoca una scansione non uniforme, e quindi il posizionamento dell’intero sito web può soffrirne.

Elenco di Codici di Stato HTTP più comuni

Anche se ci sono più di 40 diversi codici di stato del server, probabilmente ne incontrerete di norma meno di una dozzina. Di seguito, descriviamo i più comuni!

Codici di stato http 100 (risposte informative)

Questi codici ci dicono che il server ha ricevuto la richiesta, e la sta elaborando. La risposta può essere:

  • 100 (continue): il server ha ricevuto l’header della richiesta (le informazioni preliminari). Il client quindi può continuare a inviare il corpo della richiesta (il payload di dati);
  • 101 (switching protocols): il server ha ricevuto la richiesta del client di cambiare protocollo;
  • 102 (processing): il server ha ricevuto la richiesta, ma non può ancora rispondere. È una risposta data per evitare che la connessione vada in timeout.

Codici di stato HTTP 200 (risposte di avvenuto successo)

Le risposte di avvenuto successo iniziano con il numero due. Significano che il server ha ricevuto la richiesta e l’ha accettata:

  • 200 (OK): è la risposta generica di comunicazione avvenuta correttamente;
  • 201 (Created): il server ha creato la risorsa richiesta;
  • 202 (Accepted): il server ha accettato la richiesta, ma sta ancora lavorando per restituire la risposta;
  • 203 (Non-Authoritative information): uguale a 200. Un transformation proxy ha ricevuto la richiesta. Questo, a sua volta, restituisce una risposta modificata;
  • 204 (No Content): il server ha elaborato correttamente la richiesta e non ha restituito alcun contenuto;
  • 205 (Reset Content): uguale a 204. Inoltre, la risposta richiede il reset della visualizzazione del documento da parte del richiedente.
  • 206 (Partial Content): il server restituisce solo una parte della risorsa richiesta dal client. Questo a causa del range header inviato dal client. Il suo ruolo è quello di frazionare un grande download in pacchetti più piccoli, da scaricare simultaneamente;
  • 207 (Multi-Status): si tratta di una risposta a più richieste. Indica che il corpo include i codici di risposta precedenti;
  • 208 (Already Reported): utilizzato nelle risposte DAV. Indica che un precedente codice 207 riporta le singole risposte.

Codici di stato HTTP 300 (redirect)

Questi codici di stato indicano che il server deve eseguire un’azione aggiuntiva per completare la richiesta, come il redirect.

Come abbiamo già detto in precedenza, il redirect è un aspetto molto importante nella SEO

Possiamo impostarlo per dire al browser che una determinata risorsa non è più nell’URL originale. Per esempio, è utile quando una pagina web viene eliminata e si vuole reindirizzare l’utente a una pagina 404.

Un altro esempio molto comune è la modifica della struttura dell’URL o del dominio.

Vediamoli più nello specifico:

  • 300 (Multiple Choices): il client dispone di più opzioni, ad esempio per quanto riguarda il formato in cui scaricare la risorsa richiesta;
  • 301 (Moved permanently): il client deve indirizzare la richiesta (e tutte le richieste future) a un altro URI;
  • 302 (Found): può essere utilizzato per indicare un redirect temporaneo o per indicare al client di cercare un altro URL;
  • 303 (See Other): il client può trovare la risorsa richiesta in un altro URI;
  • 304 (Not Modified): il client possiede già la risorsa richiesta. Il server non è in grado di fornire una versione più aggiornata;
  • 305 (Use Proxy): la risorsa richiesta è disponibile tramite un proxy;
  • 307 (Temporary Redirect): uguale a 302;
  • 308 (Permanent Redirect): uguale a 301.

Codici di stato HTTP 400 (errori client)

Si tratta di un codice che indica un errore riguardante il client, come ad esempio una richiesta non valida, una risorsa richiesta non trovata o una mancanza di privilegi per accedervi.

La risposta deve includere nel suo corpo una spiegazione dell’errore e se è temporanea o permanente. Ecco i codici HTTP 400 più comuni:

  • 400 (Bad Request): il server non è in grado di elaborare la richiesta. Potrebbe essere a causa di un errore di sintassi, dimensione eccessiva o una richiesta non valida;
  • 401 (Unauthorized): il client non può accedere alla risorsa richiesta. L’autenticazione non è riuscita o non è possibile eseguire l’autenticazione;
  • 403 (Forbidden): a differenza di 401, il client si è autenticato, ma il server si rifiuta di elaborarlo comunque;
  • 404 (Not found): il codice di risposta più famoso. Il server non ha trovato la risorsa richiesta. Tuttavia, questa potrebbe essere disponibile in futuro;
  • 405 (Method Not Allowed): il client ha inviato la richiesta utilizzando un metodo non valido. Ad esempio, quando si utilizza un GET ma si dovrebbe usare un POST. Se vuoi saperne di più sui metodi HTTP, ti consigliamo la lettura di questo articolo;
  • 406 (Not Acceptable): il server può generare la risorsa richiesta, ma il formato non è tra quelli accettati dal client;
  • 407 (Proxy Authentication): il client deve autenticarsi con il proxy;
  • 408 (Request Timeout): timeout del server durante l’attesa della richiesta;
  • 409 (Conflict): la richiesta non può essere elaborata a causa di un conflitto in corso tra versioni diverse della stessa risorsa. Può verificarsi quando più client cercano di modificare la stessa risorsa contemporaneamente;
  • 410 (Gone): la risorsa richiesta non è disponibile. A differenza di 404, la risorsa in questione non sarà disponibile nemmeno in futuro;
  • 411 (Length required): la richiesta non contiene un’indicazione della lunghezza del contenuto come previsto dalla risorsa;
  • 412 (Precondition Failed): il server non è in grado di elaborare le richieste. Non possiede uno dei presupposti specificati nella richiesta;
  • 413 (Request Entity Too Large): la richiesta è troppo grande per il server e non può gestirla;
  • 414 (URI Too Long): l’URI contenuto nella richiesta è troppo grande per essere elaborato dal server;
  • 415 (Unsupported Media Type): il client ha richiesto una risorsa in un formato non supportato dal server;
  • 416 (Range Not Satisfiable): il client ha richiesto un frammento di file, ma il server non è in grado di soddisfare la richiesta;
  • 417 (Expectation Failed): il server non è in grado di soddisfare i requisiti contenuti nell’intestazione della richiesta;
  • 418 (I’m a teapot): È un codice-burla della IETF;
  • 420 (Enhance your calm): utilizzato dalle API di Twitter per indicare che il client ha effettuato troppe richieste in lasso di tempo troppo breve;
  • 421 (Misdirected request): il server che ha ricevuto la richiesta non può elaborarla;
  • 422 (Unprocessable Entity): un errore semantico impedisce al server di elaborare la richiesta;
  • 423 (Locked): il client non può accedere alla risorsa perché è bloccata;
  • 426 (Upgrade required): il client deve utilizzare un protocollo di sicurezza più aggiornato;
  • 429 (Too Many Requests): il client ha inviato troppe richieste troppo velocemente;
  • 451 (Not Available for Legal Reasons): il client ha richiesto una risorsa il cui accesso è limitato dalla censura o dalla richiesta di un governo. Il nome potrebbe essere un riferimento a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.

Codici di stato HTTP 500 (errori del server)

Significa che la richiesta del client è corretta, ma il server non può eseguirla. Vediamoli più da vicino:

  • 500 (Internal server error): messaggio di errore generico, errore imprevisto;
  • 501 (Not implemented): il server non è in grado di riconoscere il metodo di richiesta o non è in grado di eseguirla al momento;
  • 502 (Bad Gateway): il server che ha restituito la risposta funge da proxy. Il server in upstream ha inviato una risposta non valida;
  • 503 (Server Unavailable): il server non può soddisfare la richiesta al momento perché è inattivo. Ad esempio, perché è in fase di manutenzione.

Come controllare i Codici di Stato HTTP?

Per monitorare il modo in cui i motori di ricerca percepiscono i codici di stato HTTP è quello di utilizzare il SEO Spider di SEO Tester Online, oppure Google Search Console.

schermata seo spider

Vuoi scoprire come analizzare la SEO del tuo sito? Ti consigliamo la lettura della nostra Guida al SEO Spider.

Facci sapere nei commenti come procede la tua analisi dei codici di stato!

5 consigli su come analizzare la SEO delle tue pagine web

Ciao Tester! In questo articolo ti sveleremo 5 consigli su come analizzare la SEO delle tue pagine web in modo approfondito.

Iniziamo!

Quando svolgere l’analisi SEO di un sito web?

In una precedente guida, abbiamo già visto che l’analisi SEO o SEO Audit è fondamentale per capire com’è posizionato un sito web sui motori di ricerca, ma soprattutto dove si trova rispetto ai competitor e quali strategie occorre attuare per superarli.

Inoltre, si tratta di un’attività cruciale da svolgere per realizzare nuovi siti internet, effettuare migrazioni SEO Friendly, oppure per analizzare le ragioni per cui un sito non ha valori di traffico ottimali.

Come strutturare un SEO Audit approfondito

All’interno di questa guida troverai 5 consigli su come strutturare SEO Audit approfondito, ovvero:

  • Cura il tuo posizionamento;
  • Parti da solide fondamenta;
  • Scrivi contenuti utili e ottimizzati;
  • Rendi accessibile il tuo sito;
  • Pianifica e crea una strategia SEO.

Continua con la lettura!

Cura il tuo posizionamento

Verifica l’indicizzazione delle risorse

La prima cosa da fare quando si desidera realizzare un audit tecnico di un sito internet è quella di verificare le sue pagine indicizzate.

Per farlo è possibile utilizzare il comando site: di Google, che ti permette anche di capire se il sito è stato manipolato con contenuti di tipo spam.

comando site: di Google

Analizza i competitor

Una corretta analisi di posizionamento dei tuoi competitor ti permette di individuare i punti di forza e di debolezza dei loro siti web, ma anche di pianificare le azioni per le tue future campagne di ottimizzazione. 

In questo può darti una mano Similar web, ma il miglior metodo è quello di cercare le keyword per cui ti vuoi posizionare su Google e analizzare i competitor direttamente in SERP.

Analizza il Link Profile

Per aumentare il grado di popolarità e autorevolezza del tuo sito web, invece, devi concentrarti sui backlink!

Parti da solide fondamenta

Crea un’alberatura bilanciata

Con il termine “alberatura” si intende la struttura gerarchica delle pagine di un sito web. Queste sezioni, infatti, sono caratterizzate da un’origine comune (home page) per poi snodarsi nelle rispettive categorie e sottocategorie. 

Si tratta di un elemento molto rilevante, perché permette ai motori di ricerca di comprendere gli argomenti trattati e, appunto, la loro gerarchia.

La soluzione ideale sarebbe quella di avere una struttura bilanciata sia orizzontalmente che verticalmente. In questo modo, infatti, non rischieresti di disorientare gli utenti durante la loro navigazione. 

Per effettuare questa analisi puoi utilizzare il nostro SEO Spider, uno strumento che scansiona il sito esattamente come il bot di Google.

analisi seo spider

Poni attenzione alla struttura delle URL

Un concetto da tenere sempre a mente è che le URL dovrebbero riflettere la struttura del sito web, attraverso la suddivisione in categorie, sottocategorie e prodotti. 

Questo aspetto, infatti, consente ai motori della ricerca di comprendere meglio l’argomento della pagina!

Crea un chiaro menù di navigazione

Un menù di navigazione chiaro e intuitivo permette agli utenti di consultare più facilmente le sezioni più importanti del sito. 

Ricorda, inoltre, che nel caso di siti complessi e di grandi dimensioni puoi ricorrere ai mega menù in overlay.

In definitiva, qualsiasi sia la tua scelta, le label devono essere sempre rappresentative, descrittive e soprattutto chiare. L’alberatura deve essere snella, grazie al raggruppamento delle pagine affini.

Implementa il markup hreflang

Se il tuo sito web è multilingue, ti consigliamo di segnalarlo ai motori di ricerca mediante l’implementazione del markup hreflang.

Si tratta di un attributo che va inserito all’interno del codice di tutte le pagine tradotte. Grazie alla sua corretta gestione, potrai migliorare il posizionamento del sito anche nei mercati esteri!

Nel caso in cui volessi controllare che tutto sia impostato correttamente, premi il tasto destro del mouse in qualsiasi punto del sito e clicca su “visualizza sorgente pagina”. 

La corretta dicitura per un sito web che presenta la versione in lingua italiana, inglese e tedesca dovrebbe essere la seguente:

<link rel=”alternate” hreflang=”it” href=”https://www.iltuosito.it/it/”/>
<link rel=”alternate” hreflang=”en” href=”https://www.iltuosito.it/en/”/>
<link rel=”alternate” hreflang=”de” href=”https://www.iltuosito.it/de/”/>

Semplice, vero?

Imposta la paginazione

Gli elementi link rel=”next” e rel=”prev” sono dei markup che servono per indicare la relazione tra le URL di un sito web e consentono a Google di comprendere la sequenza con cui sono ordinate le pagine. 

Si tratta di un aspetto cruciale in caso di una sequenza di articoli, eventi o pagine di categoria. 

I vantaggi di utilizzare una corretta paginazione dei contenuti sono due, ovvero: 

  • Permettere ai motori di ricerca di indicizzare meglio le pagine;
  • Consentire ai motori di ricerca di individuare la pagina che corrisponde meglio alla query dell’utente.

Imposta la Sitemap XML

Sul nostro blog abbiamo già dedicato un articolo alla Sitemap XML. Essa permette ai motori di ricerca di comprendere meglio la struttura di un sito web e dare rilevanza alle pagine più importanti.

Devi assicurarti che all’interno di questa mappa siano presenti tutte le principali pagine del tuo sito e che non siano presenti errori o URL bloccati dall’indicizzazione. 

Un consiglio che vogliamo darti è di tenerla sempre aggiornata, indicando una corretta gerarchia delle pagine, al fine di agevolarne l’indicizzazione e il posizionamento in SERP.

Ricorda che generalmente una Sitemap XML si trova all’interno del robots.txt!

Monitora e rimuovi gli Errori 404

Un errore 404 (o di Pagina non trovata) si manifesta quando gli utenti entrano in una sezione inesistente del tuo sito web. 

Allo stesso modo, quando un bot arriva a questo tipo di pagina, viene sprecata un’unità del budget relativa alla ricerca per l’indicizzazione. 

Questo è il motivo per cui è fondamentale trovare e correggere tutti i link che portano alle sezioni inesistenti. 

Se ti stai chiedendo un modo per effettuare il check degli errori di questo tipo, ti consigliamo di usare Google Search Console!

landing page google search console

Passa da HTTP a HTTPS

Google segnala, indipendentemente dal suo contenuto, come “non sicura” qualsiasi pagina senza un certificato SSL. 

Dunque, se il tuo sito non possiede la versione HTTPS, allora mettila tra le cose da fare con urgenza!

Scrivi contenuti utili e ottimizzati

Lavora sul posizionamento organico

Come abbiamo già visto in un precedente articolo, la scelta delle parole chiave è una delle fasi più importanti durante l’ottimizzazione SEO di un sito web. 

Una corretta Keyword Research, infatti, è un’attività utile per trovare nuovi argomenti, oppure analizzare i tuoi competitor!

A tal proposito, ti consigliamo di leggere anche la nostra Guida introduttiva alla Keyword Research.

landing page keyword explorer

Evita contenuti duplicati

Oltre ad assicurarti del fatto che il testo sia distribuito in paragrafi e ottimizzato in ottica SEO, presta molta attenzione anche alla presenza dei contenuti duplicati, perché potrebbero penalizzare il sito.

Ricorda che creare testi originali è la strada più sicura verso la prima posizione in SERP!

Organizza le intestazioni (headings)

Sul nostro blog abbiamo già parlato degli headings (H1, H2, H3, etc.), ovvero elementi utili a organizzare gerarchicamente la struttura di un testo. 

Facciamo un veloce ripasso:

  • Il tag H1 rappresenta il titolo principale della pagina. Ne viene usato uno solo per pagina e associato con la keyword principale; 
  • Il tag H2 rappresenta i sottotitoli; 
  • I tag H3, H4, H5, H6 rappresentano un modo per evidenziare i titoli dei sottoparagrafi. 

Presta molta attenzione nel loro inserimento all’interno delle pagine!

Inserisci Metatag Title e Description

Dal punto di vista SEO, il tag title è l’elemento On Page più importante.

Con questo elemento, infatti, l’utente può capire cosa troverà nella pagina ancor prima di accedervi.

Si tratta di un aspetto rilevante anche per i motori di ricerca, in quanto influisce sul punteggio relativo al posizionamento.

Durante un SEO Audit devi accertarti del fatto che i title siano presenti all’interno di ogni pagina web e che non siano troppo lunghi o duplicati. 

La meta description, invece, non ha influenza sul posizionamento, tuttavia contribuisce alla creazione di una sintesi visualizzata in SERP. 

Ti consigliamo di aggiungerla manualmente in ogni pagina, senza dimenticarti delle call to action, come scopri, visita, acquista, etc.

Aggiungi il tag Alt alle immagini

Un’immagine ottimizzata e compressa è piacevole da vedere per gli utenti, ma soddisfa anche le esigenze dei motori di ricerca.

Dunque, presta attenzione alla dimensione dei pixel e ai Kilobyte, che non dovrebbero superare quello di 100Kb per immagine.

Stai attento anche all’inserimento dell’attributo ALT text corretto, che permette ai bot una corretta interpretazione delle immagini. 

Inserisci link interni

Un altro punto cruciale durante un SEO Audit riguarda i collegamenti interni. 

Una buona distribuzione dei link interni al sito aumenta la rilevanza delle pagine e la profondità che possono raggiungere sia gli utenti, che i motori di ricerca.

Rendi accessibile il tuo sito

Diminuisci i tempi di caricamento

La velocità di un sito web influisce molto sul suo posizionamento nei motori di ricerca, ma anche sulla UX ovvero l’esperienza utente. 

Le pagine più lente, infatti, sono caratterizzate da frequenze di rimbalzo più alte e tassi di conversione molto bassi.

Per mettere alla prova il tuo sito, ed effettuare un test di velocità, puoi utilizzare Page Speed Insight!

page speed insight

Ottimizza la versione Mobile del sito

Con l’introduzione del “Mobile First Indexing” da parte di Google, l’utilizzo di un layout responsive (capace di adattarsi graficamente a diversi device) ad oggi è quasi un obbligo. 

Big G, infatti, ha individuato per i dispositivi mobili dei criteri di usabilità, come ad esempio la configurazione del tag viewport o la dimensione degli elementi selezionabili.

Ti consigliamo di effettuare un controllo manuale, al fine di riuscire a individuare anche i problemi di visualizzazione delle pagine, come eccessivi spazi bianchi etc.

Pianifica e crea una strategia SEO

Siamo arrivati quasi alla fine di questa guida e desideriamo condividere con te una frase di Sun Tzu:

“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.”

Si tratta di concetti che abbiamo affrontato anche in questo articolo, ma dal punto di vista SEO. 

L’ultimo consiglio che vogliamo darti è quello di creare e pianificare una solida strategia SEO, lavorando in particolare sui seguenti tre punti:

Ci auguriamo che anche questa guida ti sia stata utile. 

Facci sapere nei commenti cosa ne pensi!

SEO Copywriting Tool: 7 strumenti per scrivere testi ottimizzati

Ciao Tester! Se stai cercando i migliori strumenti per scrivere testi ottimizzati, allora sei nel posto giusto.

Tool per il SEO Copywriting: come scrivere contenuti ottimizzati

In questo articolo ti sveleremo i segreti e i tool utilizzati dai migliori SEO copywriter. Scoprirai, infatti, come creare ottimi contenuti SEO Friendly, utili ai lettori e ai motori di ricerca!

La prima cosa da fare se stai pianificando di scrivere dei testi per il web è quella di focalizzarti sul lettore e sui motori di ricerca. È importante creare contenuti con l’obiettivo di rispondere a domande concrete, senza però trascurare la fruibilità di lettura e l’originalità delle informazioni.

Ed eccoti il primo segreto. Se scrivi per gli esseri umani e fornisci loro informazioni utili, stai già scrivendo per Google! Hai solo bisogno di prestare attenzione ad alcuni dettagli che troverai all’interno della nostra Guida al SEO Copywriting.

A questo punto, ti chiederai: quali sono gli strumenti SEO per scrivere testi ottimizzati? Continua a leggere e li scopriremo insieme!

Google Trends

L’obiettivo di tutti i bravi Web Copywriter è quello di intercettare gli utenti nel momento esatto in cui manifestano un bisogno tramite una ricerca.

Come fare? Analizza attentamente le query dei tuoi utenti. 

Le query sono i termini ricercati su Google o su altri motori tramite l’uso di determinate keyword.

 

Per farlo, puoi servirti di Google Trends, uno strumento gratuito che ti permette di individuare  gli argomenti di tendenza. 

homepage google trends

Lo strumento fornisce rappresentazioni numeriche e grafiche, organizzando i dati sia in ottica temporale che geografica. Così hai un doppio vantaggio: da un lato analizzi i dati suddivisi per regione, dall’altro puoi seguire l’andamento della query nel tempo.

Grazie a queste preziose informazioni puoi decidere, per esempio, quando pubblicare gli articoli su un determinato argomento, oppure pianificare strategicamente le tematiche nel tuo calendario editoriale.

A livello pratico, usare Google Trends è davvero molto semplice:

  • Digita nella barra di ricerca presente in homepage il termine corrispondente alle query dei tuoi utenti;
  • Vai sulla pagina dei risultati e visualizza i dati;
  • Scarica le informazioni o condividile con qualcuno.

Un ultimo consiglio! Cerca  di attenzionare anche il menù presente sulla sinistra in homepage. Quest’area, infatti, riporta le tendenze e le classifiche relative a diversi periodi. Potrebbe esserti utile!

Keyword Explorer Tool

Supponiamo che grazie al precedente strumento tu abbia individuato una tematica di tendenza e accattivante per il tuo pubblico. Cosa fare adesso?

Il prossimo passo consiste in una ricerca più dettagliata sulle singole parole chiave!

Nella nostra Guida introduttiva alla Keyword Research, infatti, abbiamo già parlato dell’importanza delle parole chiave nell’ottica di ottimizzazione dei contenuti.

dashboard keyword explorer tool

Tieni presente che una buona ricerca delle keyword permette di individuare le migliori parole chiave e scrivere contenuti pertinenti alle ricerche del tuo target.

A tal proposito, vogliamo consigliarti il nostro Keyword Explorer Tool, una soluzione veloce e intuitiva che ti permetterà, una volta introdotta la parola chiave e la zona geografica, di ottenere decine di informazioni utili alla tua strategia SEO. 

Tuttavia, questo potrebbe non essere abbastanza. Scopri il motivo nel prossimo capitolo!

Keyword List Manager

Adesso che conosci l’importanza delle parole chiave, è fondamentale sapere come gestirle e organizzarle in delle keyword list.

Ti starai chiedendo: qual è il motivo di un lavoro così scrupoloso? 

Recentemente si è notato che con l’aumentare degli assistenti vocali (Siri, Alexa, Google Home) è aumentato anche l’uso di chiavi di ricerca più lunghe e discorsive: le cosiddette ricerche conversazionali. 

Così, anche l’utilizzo e la ripetizione delle parole chiave “individuali” è diventato sempre più obsoleto e si è posta più attenzione alle long-tail keyword. Non sai cosa sono e vuoi saperne di più? Corri a leggere questo articolo!

keyword list manager dashboard

Ecco perché ad oggi è importante focalizzarsi su gruppi di parole chiave correlate più che sulla singola main keyword.

Per questo motivo, uno strumento molto utile per dare ordine al tuo lavoro è sicuramente il Keyword List Manager. Grazie a questo tool, infatti, puoi creare elenchi di parole chiave collegate tra loro da un argomento o un intento di ricerca comune.

Se desideri approfondire questa tematica, ti invitiamo a leggere il nostro articolo Come creare una keyword list, dove troverai una metodo step by step per collezionare le tue parole chiave preferite.

SEO Editor

Eccellente! Dopo aver individuato una tematica e organizzato le tue parole chiave, adesso hai proprio bisogno di un assistente editoriale.

In questo capitolo vogliamo suggerirti il SEO Editor, con il quale  potrai scrivere contenuti SEO-friendly, scoprendo le criticità del tuo contenuto e consigli su come risolverle.

No, non è fantascienza! Non sembra anche a te una fantastica soluzione?

Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo Testi SEO Oriented: Come scrivere contenuti SEO Friendly. Al suo interno, infatti, troverai tanti consigli utili sull’impostazione dei tuoi articoli!

Readibility Analyzer

Corretta punteggiatura, divisione in paragrafi, elenchi puntati e linguaggio coerente con il pubblico di riferimento. Si tratta di alcune caratteristiche base di un testo facile da leggere, ma anche ottimizzato per i motori di ricerca. 

Ma come fare per valutare la qualità del tuo articolo? Abbiamo una soluzione: puoi ricorrere a Readibility Analyzer di Translated Labs.

homepage Readibility Analyzer

Utilizzando questo tool, sarai sicuro di proporre ai tuoi lettori testi comprensibili. Ti stai chiedendo come?

Una volta copiatol tuo elaborato, esso verrà valutato come “Facile”, “medio” o “difficile”.

Ma non è tutto! Nel caso di un testo di qualità media o difficile, anche questo strumento evidenzia le frasi complesse e più in generale concetti di difficile comprensione. Fantastico, vero?

Plagiarism Detector

Siamo arrivati al sesto strumento e con questo vogliamo affrontare una tematica molto diffusa: il plagio. 

Devi sapere che i lettori sono sempre più attenti ai contenuti copiati e i motori di ricerca si accorgono e penalizzano i copia-incolla.

Si tratta di due validi motivi per realizzare testi sempre nuovi e soprattutto originali. Tuttavia, è altrettanto importante sapere se altri siti copiano da te.

Per risolvere questa problematica ci viene in aiuto Plagiarism Detector, uno strumento in grado di individuare su internet contenuti duplicati. 

homepage Plagiarism Detector

Il tool ha un duplice scopo, da una parte ti scoraggia dal copiare dagli altri, dall’altra ti informa nel caso in cui siano stati gli altri a copiare parti dei tuoi articoli.

Più precisamente, Plagiarism Detector fornisce feedback su tre aspetti: 

  • quali estratti sono stati copiati;
  • dove si trovano le copie nel web;
  • con quale precisione è stato riprodotto il testo.

Squoosh

Fino a ora ti abbiamo illustrato come scrivere in modo efficace sia per il lettore sia per i motori di ricerca. Tuttavia, un buon articolo non è composto di sole parole!

Le immagini e i video sono molto importanti per un articolo esaustivo. Tuttavia devi prestare molta attenzione, perché dietro possono nascondersi alcune insidie per la tua ottimizzazione SEO.

Puoi aver già sentito parlare della pratica che consiste nel rinominare i file immagine, ma questa non basta per evitare di “appesantire” la pagina. Tieni presente che il fattore velocità di caricamento è un parametro essenziale nel posizionamento SEO.

 

Per evitare spiacevoli sorprese in questo senso, ti consigliamo Squoosh. Si tratta di una nuova web app interamente dedicata alla compressione delle immagini. 

homepage Squoosh

Questo strumento ha due preziose caratteristiche: la riduzione del peso e il mantenimento della qualità. Due aspetti molto importanti.

Ma la caratteristica più interessante è che, a differenza di altri tool simili, Squoosh permette di lavorare anche offline

Il suo funzionamento è davvero molto semplice e intuitivo. Non ti resta che provarlo!

Conoscevi già questi sette strumenti per fare SEO copywriting? Se ne conosci altri, scriviceli nei commenti!